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farfalla

lunedì 31 marzo 2014

Voi non vivete nel mio mondo.




Remoti e inspiegabili messaggi si insinuano nella mia mente, mi pressano, sono sempre più insistenti. Cerco di assimilarne il meno possibile ma così non riesco a decodificare l'essenza, lo scopo di questi dolorosi impulsi.
 Sono inesperto e immaturo, mi sforzo e reprimo la nausea che mi attacca le membra, devo essere pronto al distacco, ancora un piccolo sforzo e sarò come loro. 
Quello che vogliono, che vogliamo conoscere, è chi fermerà la sequenza distruttiva che ha già invaso i contatti, chi potrà mai fare in modo che ritorni nel suo antico legame terreno, e chi ricucirà le ferite inferte fin nell'interno del nucleo. 
Io rispondo ai messaggi negando, mi estraneo  ma ho contribuito al disfacimento. Il mio passato è il presente, senza fine nè tempo, è vivo e pressante, gravido di morte e crudeltà. Questa insoddisfatta esistenza mi chiama ancora a sè, mi vuole con sè,  lo sento e lo temo.  "Non ne voglio più sapere, vi prego venite a prendermi!" 
Voi che siete qui intorno a me, non ci siete, perchè sono io che vi faccio vivere! 
   Tuttavia io so, so di non essere solo, di non essere l'unico in questo eterno oblio. Eppure questo è mio modello,  la mia  idea di combinazione che io, soltanto io ho scelto.
Questa è la mia ricerca d'equilibrio, il mio arco vitale che devo oltrepassare e voi siete lo strumento che mi consentirà di farlo.
Ma voi non esistete! Voi non siete qui davvero, voi siete solo nella mia testa e questa è  la mia volontà, non è la vostra! Lasciatemi essere quello che vorrei essere!
Anche se vi ho voluto nel mio viaggio; io mi chiedo ancora per l'ennesima volta:
 perchè voi avete scelto me nel vostro? E' dunque possibile che sia stata una nostra scelta?
Se è vero allora perchè siete, siamo così ottusi?
Non sapete che i cieli si apriranno solo quando conquisteremo la conoscenza e che solo allora potremo attendere insieme quelle visite inaspettate che a lungo abbiamo invocato? 
Sappiate che esse scenderanno  gradini di nuvole, inondando di accordi armonici le nostre orecchie e ci sazieranno con la loro beltà.  
 Voi io, ognuno con la propria sapienza comprenderà e farà scelte per il bene comune e da quaggiù  ci guarderemo di nuovo l'un l'altro con gli occhi bambini.  
Sarà come respirare finalmente aria pura e fresca,  e ci innalzeremo verso l'alto insieme a loro in una connessione univoca, tra  sorrisi radiosi perduti. 
Lasceremo andare via per sempre la follia selvaggia e irragionevole, e ci uniremo tutti in un solo essere cosciente diventando la collettività garante.  
Noi daremo di nuovo il soffio vitale, poichè avremo acquisito la certezza del Giusto. 
Noi diverremo i veri attori della vita e della morte,
 noi i sottili fili che muoveranno l'universo,
noi torneremo assieme anime pure che inonderanno di pace la nuova era. 
 Noi insemineremo  il nuovo spazio e saremo liberi nella profondità dei sogni più incredibili
di incontrare di nuovo pensieri elevati  di meraviglia.
Infine vedremo e constateremo tutto quello che eravamo stati capaci di creare pet ricominciare il cammino disperso, la strada di Luce da percorrere insieme. 
Tuttavia io so che voi adesso siete nella mia realtà della mia esistenza perchè sono io che lo voglio e tutto quello che mi accade e persiste è soltanto dentro di me e là fuori non c'è nulla.  
   Per questo voi, voi che vivete nel mio mondo, non ci siete per davvero.




A Battlestar Galactica :-)

domenica 30 marzo 2014

Luna dei Sogni




"Ti ricordi dolcezza mia"
"Ti ricordi nonna volava volava."
"Si cuore mio volava volava.
Ti ricordi amore mio
che io ti tenevo in braccio"
"Si nonnilina in braccio"
"Ti ricordi tesoro mio,
io la chiamavo, vieni vieni qui da noi"
"Si si nonna la chiamavi"
"Ti ricordi anima mia"
"Ti ricordi nonnilina"
"Lei poi all'improvviso è volata da noi e si è posata sul mio braccio"
"Si nonna proprio sul braccio,
e ci ha guardato nonna?"
"Si Luna dei mie sogni, ci ha guardato e si è lasciata guardare per un pò, poi è di nuovo volata via"

Sei nel mio cuore vita mia grazie di essere qui con noi. ^_^



                                                                           

martedì 25 marzo 2014

Il ritorno del pianeta X





C'era una volta in un giorno stabilito di una notte d'estate, un cielo rifulgente di stelle cadenti.
Sdraiati sulla distesa d’erba vellutata di montagna, i quattro ragazzini ammiravano il prodigio incantati.
Tutto si svolgeva in un esuberante e abituale stato di scanzonata gioventù. Talora dal quel vociare, ne scaturiva una disputa, senza vincitori nè vinti sul quale fosse la più grande o la più luminosa, oppure su chi l’avesse vista per primo.


Toccando a volte vette fantastiche, discutevano animatamente, immaginandosi di sfrecciare insieme a quelle stelle, attraversando alla velocità supersonica tutto il firmamento.


Si erano riuniti lì proprio per quell’eccezionale evento, su di uno spiazzo verde accanto alla casa natale del nonno di uno di loro, ed era da ormai sei anni che lo facevano, quasi fosse una sorta di promessa sottintesa.
Così tra uno scherzo e una risata, non facevano caso nemmeno ai gufi e i grilli che coprivano con i loro versi i rari silenzi e nemmeno agli altri insetti che passeggiavano tranquillamente sui loro corpi, tanto erano presi da quello spettacolo.
Eppure quell'anno le Perseidi sembravano diverse. Cadevano giù senza mai smorzare il loro fulgore e certe volte scendevano talmente vicine alla loro postazione, da fargli spalancare gli occhi e alzare la voce in un lungo; “oohh!” galvanizzandoli ancora di più.
Passò così molto tempo, fino a quando proprio nel mezzo della solita schermaglia, notarono che dal basso stava per iniziare un altro fenomeno; centinaia di luci seguite da scie sfavillanti, si innalzavano da terra. Ebbero l'impressione che fossero le stesse stelle che per qualche ignoto motivo riprendevano la volta stellata, proprio da dove poco prima erano apparse e mentre si allontanavano affievolivano il loro fulgore, fino a scomparire nelle profondità del firmamento.
Tutti quegli insoliti accadimenti però, ai quattro adolescenti non procuravano alcun timore, forse uno stato di trepidante aspettativa, poichè quello a cui stavano assistendo appariva ai loro occhi come un naturale preludio da tempo presagito.
Poi un bagliore accecante seguito da un buio intenso, coprì la visuale del cielo, come se un bolide di enormi dimensione avesse attraversato lo spazio davanti a loro, niente più stelle, nè più luce, solo un manto nero tutt'intorno.
Ammutolirono, respirando in leggero affanno a quella irreale oscurità, che unita ad un continuo ronzio inondò per qualche minuto le loro orecchie, poi il silenzio riempì pian piano tutta la radura.
Non seppero mai quanto tempo passò tra quell'apparente vuoto buio e quei bagliori impressionanti, ma in quegli istanti credettero di galleggiare, proprio come quegli astronauti che nei loro sogni ad occhi aperti, viaggiavano oltre il cielo, fluttuando nel nulla.
Si sorpresero quando constatarono che non sarebbero serviti occhi per intuire cosa stava accadendo, ma che le sensazioni che passavano dalla coscienza erano dovuti allo quello dell'eterno infinito e si stava insinuando fin dentro i loro corpi.
Poi ci fu un'impulso che li rapì. Sembrava provenisse dalle profondità dell'universo, come un generatore cosmico che cominciò pian piano ad avvolgerli, adattandosi e insinuandosi nelle loro menti.
In quegli attimi ci fu un capovolgimento improvviso di visuale. Catapultati attraverso portali bui e profondi furono sospinti a velocità mirabolante all'interno di un tunnel dimensionale. Nei loro occhi i lampi di luci e ombre si alternavano e mentre i loro corpi si tramutavano in fasci di energia pura, non ci fu nessuna sofferenza nè dolore a quel cambiamento, bensì
la sensazione che quello era l'unico modo per viaggiare liberi e incolumi all'interno del tunnel siderale.
Fu in quegli istanti che loro stessi credettero di essere viaggiatori galattici, proprio come quei corpi celesti che tanto l'avevano attratti. Carpiti da una pace interiore, erano coscienti di spostarsi, ma anche che nulla di minaccioso li avrebbe mai assaliti in quel viaggio galattico.
La coscienza oramai era la ragione, eppure i pensieri razionali, facevano ancora parte della loro essenza, non erano svaniti, si erano soltanto attutiti, ma quell'insieme armonico stava separando il corpo dalla mente, assumendone il controllo.
Consapevoli l'uno dell'altro i ragazzini si sentirono legati da un indefinibile congiunzione dell'inconscio e nonostante non si vedessero si rendevano conto di fare la stessa esperienza.


Gli antichi timori e le paure dovute alle effimere sensazioni umane, ora diventavano ricordi da mantenere come un bagaglio di conoscenza.
Fu così che in quella nuova luce lo riconobbero, comprendendo quella che doveva essere la loro missione. Percepirono nei sensi il suo nucleo e si immersero puri nella sua genesi.
Solo allora furono capaci di incontrare con lo sguardo incorrotto la sua possenza e l'immensità della sua perfezione. Era lì e senza vederlo lo riconoscevano e man mano che gli si avvicinavano maturavano il loro pensiero. Riattivarono istintivamente il legame antico avendo la certezza di tornare nella la loro giusta dimensione. Quelle nuove capacità di comunicare con lui vennero assorbite naturalmente, e lui le ascoltò.
Quello a cui erano ritornati, era il nido protettivo che avevano perso nella notte dei tempi, il padre e la madre del genere umano che li aveva concepiti e dati poi in adozione.
Esso li aveva abbandonati immaturi e ora stava tornando a riprenderseli per non lasciarli andare mai più.
L'esperienza della vita terrena era stata d'insegnamento per arrivare puri fino a quel momento. Un compito naturale che tutta la loro specie doveva affrontare e che adesso poteva dirsi terminato.
Vivere nel sistema Terra per la loro genie altrimenti ribelle aveva dato la scintilla a quel grande cambiamento che sentivano nascere pian piano dentro di loro.
Rendersi conto che tutte le migliaia di vite passate non erano che prove e assiomi da scalare fu come una liberazione.
Ora potevano assumere la loro vera fisionomia e raggiungere la perfezione, adesso era arrivato il tempo.
Erano felici, sapevano che molti come loro si stavano congiungendo e molti altri si sarebbero aggiunti.
Ma lui se ne sarebbe andato di nuovo e chi non fosse stato in grado di comprendere e riconoscere, avrebbe dovuto aspettare molto, molto tempo ancora.


LN

martedì 11 marzo 2014

L'eccellenza


















A te mirabile è l'omaggio.
A te che stagli la tua mole dura e maestosa
e della volta sei l'eccelsa silenziosa.
Nello spazio punti l'estrema vetta
ci indichi la strada o pietra eletta.
Tu che di sezione aurea sei stata misurata
e di geometria stregata sei d'interno.
Di sempiterna compiutezza il monumento
ne dà testimonianza ogni tuo elemento.
Poderosa e indenne poggi sul tuo planare raffinato
plasmato fu, e di roccia viva calibrato.
Così evoluto e ardito nella perfezione
dall'apparir estraneo a noi nell'avvenire.
Qual uomo antico fu così preciso,
e di numeri d'oro così virtuoso?
Ti misurò  persino tra Terra e firmamento
 poichè d'astrusa conoscenza aveva il fondamento.
E ancora ne equiparò fedele la circonferenza
e mai per caso, figurarsi per coincidenza.
E' dunque qui che sorge enorme la lacuna:
"Perchè nessun uomo più ne misurò alcuna?"
Eppur chi mal t'ha studiato a convenir s'appresta
narrando di te il falso, e l'intelletto in tal modo calpesta.
Persino il luminare l'ha attestato
Che dire poi dello scienziato!
Ciarlano e a vanvera spergiurano, che strazio!
Che quello è proprio un segno dell'egizio.
Non è di quelle mani che fosti modellata.
giacchè quelle stesse membra t'avevano, e t'hanno solo martoriata.
E allora dunque a te che sei sapiente e imperitura,
rivelerai l'arcano eterno appello, "Di chi fu questa bravura?"
Tu non risponderai e sorda rimarrai "Incompresa"
                                                                            poichè di civiltà mediocre è la pretesa.









martedì 4 marzo 2014

Nè Dio nè extraterrestre, solo un'altra specie.




Perchè siamo stati creati proprio con questa fisionomia? 
Perchè l'essere umano anche se varia in alcune caratteristiche irrilevanti dell'aspetto fisico, non può dichiararsi una specie diversa come negli animali? 
 Perchè noi esseri intelligenti poichè pensiamo e elaboriamo, non abbiamo altre specie o razze intelligenti con cui condividere il mondo e l'universo? 

E se invece ci fossero e noi non ne siamo consapevoli? E se non fossimo abbastanza intelligenti come crediamo? E se è esattamente per questa incapacità che noi non li percepiamo?
E se così fosse, è possibile che ci considerino alla stessa stregua di come noi consideriamo le nostre formiche o le nostre api? 
Ma in fondo in che cosa siamo diversi dalle api o dalle formiche ai loro occhi, se mai ne avessero?
E se anche le formiche e le api fossero ignari l'uno dell'altro?  

E se qualora esistessero e ci studiassero come facciamo noi con le formiche e con le api, non potrebbero partecipare attivamente sulla Terra a nostra insaputa? 
Si può credere che pensino a noi come a una specie irrilevante?
E se fossero consapevoli dei limiti umani, come noi lo siamo delle api e delle formiche?   

 E se conoscessero più di noi la nostra vera natura, catalogandoci come una specie aggressiva e prevaricatrice, che insegue qualcosa che non sa fino alla fine della propria vita, tanto da non avere  cognizione di se stessa e per questo ci lasciano andare allo sbando ciclicamente? 

E se noi siamo per loro, come le formiche e le api, sapranno di essere loro stessi una formica o un ape di un altra specie ancor più evoluta?

E dunque, non è così che si riconosce l'infinito?





Certo è, che le mie riflessioni da "strada" non fanno effetto, però se vi fermate a pensare un momento non vi viene il dubbio? In fondo di specie di animali non ce ne sono un'infinità? :-) 




foto da http://www.feim4u.ee/f-kingitused
http://mranyone.deviantart.com/art/Ant-35692381