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farfalla

giovedì 19 gennaio 2017

Un campanello d'allarme



Ho guardato affascinata una volta, osservavo dentro una pozza l'acqua marina, tra gli scogli affioranti di una piccola baia.
Era un'estate torrida e assaporando la misteriosa attrazione che quella minuscola laguna mi incuteva, me ne stavo così affacciata dirimpetto.

C'era oscurità e si scorgevano alghe di un bel verde scintillante, simili a tentacoli salivano fino in superficie. Ricordo di non aver avuto dubbi sulla vita che essa conteneva, quello doveva essere il covo di chissà quali terribili creature. Tuttavia la sua quiete nonchè limpida immobilità attraevano tutti i miei sensi.  Io che di sentimenti d'amore e temuto rispetto dell'elemento riempivo la mia anima e i discorsi in genere.  E dunque mai e poi mai mi sarei addentrata in quell'oscuro antro e seppure un desiderio mi sia sfuggito per un momento, non si trattenne nemmeno per un istante, poichè  di frescura semmai era l'esigenza che provavo.
Ma ahimè per mio triste rito, e  proprio quando son così certa  accade sempre  l'infausto contrario.
Una spinta, giocosa forse, ma certamente lucida e decisa e quell'abisso si schiuse per me come in un'incubo. L'acqua scura mi avviluppo' in pochi attimi prepotentemente e inesorabilmente, senza che potessi fare nulla.
Sguazzai, come se fossi già preda delle fauci di qualche bestia assassina, ma mi accorsi qualche istante dopo con mio grande stupore che nulla toccava la mia carne, bensì sentii il lieve tocco di quel liquido fluente che rinfrescava il mio corpo accaldato, dolcemente, come una carezza.
Mi amareggiai molto per quel gesto e ne chiesi il motivo innumerevoli volte, visto che la mano che mi spinse altri non era che quella di mia figlia.
Fu un atto se non maligno, malizioso e la risposta alla domanda non si rivelò mai veramente se non molto tempo dopo.
Avevo sbagliato qualcosa con la mia prole e quello non era che uno dei tanti segni che avrebbero dovuto illuminare la mia coscienza, ma che a quel tempo non era di primaria importanza che l'avessi...

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